I numeri sulle pensioni, in Italia e nella UE

Gli approfondimenti sulla previdenza di PAOLO LONGONI.

Da anni, ormai, le pensioni sono uno dei temi al centro del dibattito nel nostro Paese; i diversi Governi che si sono succeduti hanno introdotto restrizioni per rendere meno conveniente il pensionamento anticipato; e la Presidente del Consiglio, nelle comunicazioni alla Camera dello scorso 14 dicembre 2023, ha sostenuto che, con le misure adottate, il “sistema pensionistico italiano è tra i più equilibrati d’Europa”.
Non è chiaro a chi scrive a cosa faccia riferimento questa espressione: i confronti tra i sistemi pensionistici dei vari Paesi d’Europa vanno presi con cautela, visti i tanti fattori che li differenziano anche a livello normativo.
Già con alcuni interventi su queste colonne abbiamo provato a confrontare i sistemi dei principali Paesi, mettendo in evidenza come non sia facilmente confrontabile la situazione italiana con quella delle altre nazioni; è possibile tuttavia utilizzare le recenti pubblicazioni Eurostat per raccogliere e presentare alcuni numeri, lasciando al lettore la possibilità di trarne le conclusioni.
Secondo i dati più aggiornati (ISTAT, anno 2021) nel nostro Paese ci sono 16,1 milioni di pensionati, che ricevono 22,8 milioni di trattamenti pensionistici: la stessa persona può infatti riceverne due; ad esempio una di vecchiaia ed una di reversibilità del coniuge.
Il 78% delle pensioni erogate sono da ascrivere alla categoria dei trattamenti di invalidità, vecchiaia e superstiti; il 20% è da ricondurre a prestazioni assistenziali destinate a persone in difficoltà corrisposte a seguito di un infortunio.
Eurostat – l’ente statistico dell’Unione Europea – confronta il numero di persone sopra i 65 anni che ricevono almeno una pensione; nell’UE la media è pari a 1,3: e cioè ogni persona over 65 percepisce mediamente più di una pensione.
L’Italia ha un rapporto pari a 1,4, simile a quello di Francia (1,5) e Germania (1,3); il Paese che registra il numero più elevato è il Lussemburgo: ogni persona over 65 anni percepisce mediamente 2,3 pensioni.
Ma esaminando la spesa dello Stato, si deve rilevare che l’Italia ha una spesa pensionistica pari al 16,3% del PIL, che in valore assoluto vale 313 miliardi di euro; di cui 227 miliardi per pensioni di vecchiaia e di anzianità, 44 miliardi per pensioni a superstiti, 13 miliardi per pensioni di invalidità, 4 miliardi per pensioni indennitarie e 26 miliardi per pensioni assistenziali.
Il peso della spesa per pensioni sul PIL vede il nostro Paese al secondo posto dietro la Grecia (16,4); la Francia ha un valore del 14,9%, la Germania del 12,2%, la Spagna del 13,9%; i Paesi con i valori più bassi sono Irlanda (4,5%) e Malta (6,3%).
E rapportando la spesa pensionistica al totale della spesa pubblica (che in Italia nel 2022 è stata di 1.093 miliardi) essa pesa per il 28,6%.
L’elevata spesa pensionistica italiana è anche dovuta all’importo medio delle pensioni, fra i più alti nella UE; Eurostat utilizza una valuta artificiale che tiene conto dei diversi costi della vita negli Stati membri: il purchasing power standard.
In teoria, con un Pps si può comprare la stessa quantità di beni o servizi in qualunque Stato; la media UE dell’importo di Pps è pari a 15.200; l’Italia ha un valore di 18.400, davanti a Spagna (17.600), Francia (17.300) e Germania (15.900). Il valore più alto è in Lussemburgo e Danimarca (20.200 Pps), mentre i più bassi si rilevano in Slovacchia (5.700) e in Bulgaria (5.200).
Da questo dato si desume che le pensioni italiane sono superiori del 21% rispetto alla media UE.
Quanto all’età effettiva di pensionamento, in Italia la media è di 65 anni, leggermente superiore alla media UE che è pari a 64,7 anni. Il valore più alto è in Danimarca (67 anni) e quello più basso in Grecia e Lussemburgo (62 anni); in Germania l’età media è 65,8 anni, in Spagna 65 anni, in Francia 64,8 anni.
È interessante, infine, la stima fatta dall’OCSE sull’età pensionabile di una persona che entra ora nel mercato del lavoro all’età di 22 anni: la media europea è pari a 66,7 anni, in Italia è previsto il valore di 71 anni, in Danimarca il valore più alto: 74 anni.

Questa rubrica interrompe il lavoro per la pausa estiva; grazie a tutti i lettori per l’attenzione: ci risentiamo a settembre.

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