I dubbi dei professionisti sul concordato preventivo

Secondo i professionisti del settore, la riforma fiscale, pur essendo animata da buone intenzioni, rischia di aggravare il già complesso sistema tributario italiano. Le criticità riguardano non solo i ritardi nell’attuazione, ma anche la qualità delle misure proposte, che finora non sembrano aver prodotto i risultati sperati in termini di semplificazione e collaborazione tra contribuenti e fisco.

Sabatino Broccolini, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Teramo, nel corso del Cnpr Forum, ha ricordato come “la ‘Delega’ preveda un arco temporale di 24 mesi per l’implementazione delle misure previste. Nonostante ciò, osservando il calendario, emerge chiaramente un ritardo significativo rispetto alla tabella di marcia. Uno degli obiettivi principali della riforma è migliorare i rapporti tra il fisco e i contribuenti, promuovendo una collaborazione più stretta, concetto racchiuso nel termine ‘Cooperative compliance’. Tuttavia – ha rimarcato Broccolini – nonostante queste premesse, strumenti come il concordato preventivo biennale, che dovrebbe rappresentare un passaggio cruciale verso una maggiore cooperazione, non sembrano attualmente rispondere pienamente alle aspettative. La sua implementazione, infatti, allo stato non è riuscita a soddisfare pienamente tali aspettative, evidenziando un certo scetticismo circa la sua effettiva efficacia”.

Secondo l’Associazione Nazionale Commercialisti la platea dei contribuenti che potrebbe aderire al ‘concordato’ sarebbe teoricamente ampia, ma ci sono delle clausole di esclusione, come quella sui debiti fiscali da più di 5.000 euro o quella per i forfettari al primo anno, che impediranno a molti di aderire.

Le conclusioni del dibattito sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto Nazionale Esperti Contabili (Isnec), il quale ha sollevato ulteriori perplessità sulla direzione intrapresa dalla riforma fiscale. Longoni ha sostenuto che “la vera questione non riguarda tanto il rispetto dei tempi, bensì la qualità e la coerenza delle misure rispetto agli obiettivi dichiarati. Da un punto di vista tecnico, ha espresso preoccupazione per il proliferare di nuove normative e obblighi, che vanno nella direzione opposta rispetto a quella della tanto auspicata semplificazione fiscale”.

In particolare, il consigliere dell’Isnec ha sottolineato che “commercialisti ed esperti contabili, che lavorano quotidianamente con le normative fiscali, non hanno osservato un effettivo miglioramento in termini di semplificazione”. Anzi, Longoni ha evidenziato che “il carico burocratico sembra in aumento, con nuove norme e obblighi che aggiungono complessità al sistema fiscale. Questo va contro uno degli obiettivi primari della riforma: semplificare il rapporto tra cittadini e fisco”. In particolare ha fatto riferimento specifico al decreto 108, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 5 agosto, ben oltre la scadenza fissata per il 31 luglio. “Questo ritardo è emblematico di una gestione poco efficiente della riforma, che rischia di compromettere gli obiettivi a lungo termine”.

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