Il governo ridisegna il fisco. Per l’opposizione è un bluff

“Sono stati emanati alcuni decreti, molto importanti, che cambiano l’assetto del Fisco italiano. Gli obiettivi di questa Riforma fiscale sono: semplificare il fisco, perché è tra i più complicati al mondo; riequilibrare il rapporto ‘cittadini- fisco’ e ridurre gradualmente la pressione fiscale”.

Lo ha reso noto Alberto Gusmeroli (Lega), presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati nel corso del Cnpr forum “Riforma Fiscale: Il punto della situazione e le prospettive future”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“Oltre ai decreti attuativi – ha aggiunto Gusmeroli – sono stati promulgati provvedimenti di miglioramento, uno tra tutti, la rateizzazione dell’acconto di novembre. Ma posso citare anche gli incentivi alle assunzioni, peraltro è un progetto di legge elaborato dalla Lega (a prima firma proprio di Gusmeroli ndr), incentivo per cui si ‘scarica’ il 120% del costo relativo alle nuove assunzioni a tempo indeterminato e il 130 % per il costo delle assunzioni, a tempo indeterminato, di giovani, lavoratrici madri, persone diversamente abili ed ex percettori del ‘Reddito di Cittadinanza’. Sostanzialmente alcuni provvedimenti sono stati eliminati dall’attuazione della delega per la Riforma fiscale ma sono diventati immediatamente operativi nella manovra di bilancio dell’anno scorso e verranno riproposti ‘Finaziaria’ 2025”.

Nonostante questi progressi, non tutti condividono l’ottimismo di Gusmeroli. Antonio Misiani (Pd), vicepresidente della Commissione Programmazione Economica e Bilancio del Senato, ha espresso preoccupazione per il rallentamento nell’attuazione della riforma. Misiani ha evidenziato come, pur essendo stati approvati 17 provvedimenti, ne mancano ancora 47, lasciando intendere che il percorso di attuazione è ben lontano dall’essere completato. Un esempio emblematico del ritardo riguarda la scadenza per l’approvazione dei Testi unici, rinviata al 31 dicembre 2025. Il senatore del Partico Democratico ha criticato la gestione temporale della riforma, suggerendo che il governo non riuscirà a rispettare il limite di 24 mesi per l’approvazione dei decreti mancanti. Tuttavia, il dem ha anche sottolineato l’importanza della qualità del lavoro svolto, auspicando che il governo prenda il tempo necessario per evitare errori che potrebbero aggravare la situazione fiscale già complessa.

Un’altra prospettiva arriva da Fabrizio Sala (Forza Italia), in Commissione Finanze a Montecitorio, che si è mostrato più fiducioso sui tempi di realizzazione della riforma. Sala ha difeso la decisione del governo di rinviare l’approvazione dei Testi unici, sottolineando che si tratta di un lavoro delicato e complesso, che necessita di continue revisioni per rispondere alle esigenze attuali. A suo avviso, la rimodulazione delle scadenze riflette la volontà di produrre una riforma solida e duratura, piuttosto che affrettarsi a rispettare tempistiche che potrebbero compromettere la qualità dei provvedimenti. Sala ha anche ricordato come il dialogo continuo con i professionisti del settore fiscale sia stato essenziale per identificare e risolvere le criticità emergenti. Per lui, la vera sfida non sta tanto nel rispettare le scadenze, ma nel garantire che i provvedimenti siano allineati ai cambiamenti in atto e capaci di sostenere un sistema fiscale moderno ed efficiente.

Anche Emiliano Fenu, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Finanze alla Camera, ha evidenziato i ritardi accumulati nell’implementazione della riforma fiscale. Fenu ha ricordato che, a fronte della pubblicazione di undici decreti, sono ancora previste 64 norme attuative, incluse quelle dell’Agenzia delle Entrate e di altri organi del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), il che complica ulteriormente il quadro temporale. Prima dell’estate, il Parlamento ha dovuto votare una proroga sull’entrata in vigore del Testo unico, spostando la scadenza al 31 dicembre 2025. Tuttavia, secondo il deputato pentastellato, c’è una contraddizione di fondo nella gestione della riforma: i decreti legislativi, che contengono le norme destinate ai Testi unici, sono stati fissati con una scadenza antecedente rispetto a quella dei Testi unici stessi. Di conseguenza, la proroga richiesta dal governo non fa altro che evidenziare il ritardo nella semplificazione del sistema fiscale, con il rischio di trasformare quello che doveva essere un intervento di snellimento in una nuova complicazione burocratica per contribuenti e professionisti.

Il forum sulla Riforma Fiscale ha quindi evidenziato una chiara divergenza di opinioni tra le forze politiche. Da un lato, esponenti come Gusmeroli e Sala ritengono che i progressi siano significativi e che i tempi, pur lunghi, siano necessari per garantire una riforma ben strutturata e duratura. Dall’altro, critiche come quelle di Misiani e Fenu mettono in luce i ritardi nell’attuazione e il rischio di ulteriori complicazioni per i contribuenti.

In definitiva, la riforma fiscale italiana sembra trovarsi a un bivio: se da una parte vi è l’intento di semplificare e modernizzare il sistema fiscale, dall’altra i ritardi e le difficoltà di attuazione minacciano di rendere ancora più complesso un sistema già tra i più intricati al mondo. Rimane da vedere se il governo riuscirà a rispettare i tempi previsti e, soprattutto, se sarà in grado di mantenere l’equilibrio tra qualità e velocità nell’implementazione delle misure necessarie.

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