Dal Libano voci del contingente italiano: giornate nei bunker logoranti

ROMA – Le ore nelle basi di Shama, Naqoura e Al Mansouri passano nella massima allerta. Mare, aspre rocce, la vicina blu line: tutto sembra offuscato nell’escalation di oggi con l’attacco a Unifill di Idf.
Non solo oggi, ma in tutti questi ultimi giorni i movimenti sono stati ridotti al minimo indispensabile, utilizzando sempre più spesso la protezione dei bunker. All’inizio del mandato, malgrado qualche attivazione sporadica, riuscivano ad effettuare tutte le attività previste dal mandato. Ora è diverso. E’ la fotografia che raccoglie la Dire della vita dei caschi blu italiani in Libano, come è nell’ultimo periodo e oggi, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto convoca l’ambasciatore israeliano e l’attacco ai peacekeeper rompe un tabù, forse l’ultima tregua.
Nessuna paura, ci siamo preparati e siamo coscienti del nostro mandato e del nostro lavoro. Chiaramente è logorante passare più ore nei bunker rispetto alle attività per le quali siamo venuti in Libano: è questa l’amarezza di oggi dei caschi blu italiani.
Le comunicazioni si sono rese molto difficoltose nell’ultimo periodo. La copertura telefonica- ricostruisce la Dire- è quasi del tutto distrutta e inefficace e non c’è solo la premura o l’ansia di parlare con i propri cari. Comunichiamo grazie a qualche wifi che ancora ci permette di sentire perlomeno casa con dei messaggi. Le giornate nei bunker sono “infinite e stremanti, ti senti impotente e vorresti invece semplicemente fare il tuo lavoro per il quale ti sei preparato”.

Foto: Stato Maggiore della Difesa (webnews)

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