Il lavoro cresce, ma invecchia

Il lavoro in Italia è da sempre un diritto messo a dura prova dall’instabilità economica, dalla precarietà, dalla difficoltà di adottare norme che riescano efficacemente a limitare il conflitto generazionale. Sullo sfondo, le difficili questioni del lavoro femminile e giovanile. È il tema discusso nell’ambito del Cnpr Forum ‘ Occupazione, perché in Italia lavorano meno giovani e più anziani?’ promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Andrea Volpi, esponente di Fratelli d’Italia in Commissione lavoro alla Camera dei Deputati; Filiberto Zaratti (AVS), segretario di Presidenza a Montecitorio; Rosaria Tassinari, depuata di Forza Italia nelle Commissioni Lavoro e Cultura, e Elisa Pirro, senatrice del Movimento cinque stelle in Commissione Bilancio a Palazzo Madama. Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Eleonora Linda Lecchi, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bergamo: “Il tasso di occupazione nel nostro Paese cresce, ma, come rivelano i dati Istat, il mercato del lavoro invecchia. E’ lecito domandarsi se la causa sia da attribuire ai cambiamenti demografici oppure ci siano nodi da sciogliere per agevolare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. E’ opportuno, inoltre, valutare quanto conti il disallineamento tra i percorsi scolastici e le reali esigenze delle imprese per poter intervenire e come si può intervenire”. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Il tema dei giovani che lavorano poco e degli anziani che lavorano troppo è strettamente collegato all’andamento demografico. Abbiamo un tasso di sostituzione o un tasso di fecondità fra i più bassi del mondo. Nascono pochi giovani e gli anziani diventano sempre più anziani. Inoltre si ritarda nell’uscita dal lavoro dei soggetti occupati perché il nostro Paese ha un problema molto importante che riguarda le pensioni. E’ difficile pensare a misure che incentivino l’uscita precoce perché i conti non lo consentono.  Se ragioniamo in termini economici il vero incentivo all’occupazione è la crescita economica tuttavia in materia di incentivi bene la decontribuzione alle imprese per favorire le assunzioni”.

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