La lettera degli amici di Edoardo: eri un puro, non hai rubato tu quello scooter

Ciao Edo! Scriviamo queste poche righe per parlare un’ultima volta con te. Scriviamo per renderti giustizia. Scriviamo perché tante imprecisioni e tante cattiverie sono state utilizzate da persone che non sanno chi sei. Scriviamo perché vorremmo urlare, vorremmo piangere, ma non ne abbiamo più la forza. Scriviamo perché ti dobbiamo un ultimo saluto. Scriviamo perché non ci siamo dimenticati di te. Noi siamo i tuoi compagni di scuola, i tuoi amici, quelli che hanno condiviso con te anni di lezioni insieme, di risate nel cortile della scuola, di serate, di confessioni. Abbiamo condiviso gli anni più belli della vita, che, per te, purtroppo si sono rivelati gli ultimi. Siamo i tuoi amici e siamo coloro che ti porteranno sempre nel cuore, se non potrai più essere vicino a noi, saremo noi vicino a te. Chi non ti ha conosciuto e ti ha letto in questi giorni sui giornali potrebbe pensare che sei una persona diversa da quella che sei realmente; queste poche righe sono per far conoscere, a chi è interessato, chi sei e quanto sei stato importante. Talmente importante che non riusciamo a smettere di piangere e a pensare ai momenti insieme”. Questo il contenuto della lettera dei compagni di classe di Edoardo Clementi, morto a Roma, schiantandosi contro un muro mentre era su uno scooter rubato, durante un inseguimento da parte dei Carabinieri.

“Tu- prosegue il testo- eri il ‘sole della classe’, il nostro sorriso, la nostra spalla destra. Quante risate abbiamo condiviso. Ricordiamo quella volta in cui ti sei fatto tagliare, da noi, i capelli con un rasoio mezzo scarico, per imitare i gesti di un famoso Tiktoker. Poi il rasoio si era scaricato davvero e il taglio era riuscito a metà: storto e mal fatto. Potevi arrabbiarti, ma, come sempre, sei scoppiato in una grande risata. Ricordiamo ancora quando tutti insieme ci disperavamo, al termine dell’anno concluso, perché pensavamo che avresti cambiato scuola. Avevi, infine, deciso di rimanere con noi. Già allora avevamo versato lacrime, poi te ne sei andato davvero e il vuoto, ora, è incolmabile. Noi sappiamo che, nonostante quello che hanno scritto in molti, tu eri una persona pura, che mai avrebbe rubato quell’orribile motorino, che è stata una catena di eventi sfortunati, che tu non eri altro che un ‘bambino’ spaventato quando hai girato quella maledetta chiave e hai messo in moto. Noi sappiamo… il resto non conta. Ovunque tu sia, sii certo che ti pensiamo. I tuoi compagni di classe, i tuoi amici, i tuoi… per sempre“.

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